Guerrieri Amaranto

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piazza
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Re: Guerrieri Amaranto

Messaggio da piazza »

piazza ha scritto: sab 10 lug 2021, 12:51 DIONISI
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Ennesimo giocatore legato alla piazza livornese, dato via senza nè un come nè un perchè, per poi fare le fortune del Frosinone.
Lo voglio ricordare così, in Livorno-Brescia, una delle ultime partite dell'anno della promozione in A nel 2013, andate al minuto 1:50 (occhio però a non rigozzà poco prima):

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checco77
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Re: Guerrieri Amaranto

Messaggio da checco77 »

Come è stato scritto giustamente.. Mandato via alla Spinelli e sopratutto alla Signorelli..
Sarebbe tanta roba rivederlo da noi prima che smetta.. FEDERICO Ti ASPETTIAMO
Ultima modifica di checco77 il sab 19 mar 2022, 14:41, modificato 1 volta in totale.
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Plinio
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Re: Guerrieri Amaranto

Messaggio da Plinio »

checco77 ha scritto: sab 19 mar 2022, 12:13 Come è stato scritto giustamente.. Mandato via alla Spinelli e sopratutto alla Signorelli..
Sarebbe tanta roba rivederlo da noi prima che smetta.. FEDERICO TO ASPETTIAMO
Svenduto per 150mila euri.
Roba da pezzenti …

Chico ti aspettiamo
Quando scenderai
in campo un grido
s' alzera' nel cielo
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Dattero
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Re: Guerrieri Amaranto

Messaggio da Dattero »

Diamanti Dionisi vantaggiato torromino bellazzini.
Secondo me per la D siamo competitivi
Cianciua ci fai veni' l'antua
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pottineamorte
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Re: Guerrieri Amaranto

Messaggio da pottineamorte »

Per me non è da escludere, magari non in D, ma in un'eventuale C sì, anche tra un paio d'anni. Se va in A con l'Ascoli è un altro discorso, ma ha trentacinque anni e non gli manca tantissimo a smettere, la scelta di cuore ci starebbe alla grande.


Comunque, come preannunciato, cito un altro guerriero:

FRANCESCO VALIANI
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Arrivato silenziosamente nel gennaio del 2017, durante la sfortunata (e a mio parere sottovalutata) stagione di Foscarini, si è imposto subito come titolare, diventando poi uno dei trascinatori durante l'annata successiva, culminata con la promozione in B, nonché in quella ancora dopo, chiusa con una salvezza ai limiti del miracoloso. Di lui mi rimarrà sempre impressa, oltre alla sublime intelligenza calcistica, la capacità di correre ininterrottamente per tutti i novanta minuti, senza mai perdere lucidità e nonostante avesse raggiunto un'età in cui tanti smettono o vanno a svernare.
Altro suo grande punto di forza (correggetemi se sbaglio, ma non ricordo nessun episodio negativo) è sempre stato la serietà: mai una parola fuori posto, mai una polemica, testa bassa e pedalare, grande professionalità (a differenza di certa altra gente). Del resto, quando uno fa il titolare fisso ovunque vada, dalla A alla C, da Bologna a Bari, passando per Parma, Livorno, ecc. e con duecento allenatori, un motivo ci sarà.
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piazza
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Re: Guerrieri Amaranto

Messaggio da piazza »

GIANNI CALEFFI
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Militò nel Livorno da 1962 al 1969, 180 presenze e 5 gol.
Fu uno degli artefici della promozione in serie B nella stagione 1963-64.

Di seguito un estratto di un'intervista fattagli nel 2009 da Vinicio Saltini:

Caleffi, un guerriero uruguaiano da Mazzetti, a Carletto Parola e Remondini

Appuntamento in Baracchina Bianca a San Jacopo e di fronte all'immensa, meravigliosa distesa del nostro mare, Gianni Caleffi, il primo fra i guerrieri della troupe di Guido Mazzetti, proprio come ai tempi in cui venne a conoscere Livorno e ad indossare la maglia amaranto, regala subito alla sua intervista un assist degno del campione che è sempre stato: «Vengo spesso a Livorno a trovare i miei figli e ogni volta lo capisco sempre di più: questo è un mare da sogno e che alla mia vita di pur felice parmense, manca davvero tantissimo. No, a voi che mi avete conosciuto e avete appreso dal campo come son fatto, non devo spiegare che la mia non è piaggeria. E infatti è la pura verità, del resto suffragata da una doppia inconfutabile realtà: Claudia e Filippo, appunto i mei figli, livornesi che di più non si può e il Livorno -nessun'altra maglia indossata così a lungo- indubitabile squadra della mia vita».
Da Mazzetti, a Parola e Remondini - «Che ricordi! La mia in amaranto -spiega Caleffi- fu davvero una cavalcata meravigliosa. Mazzetti che tutti chiamavano "Il sor Guido", sapeva di calcio e pur sanguigno nel carattere, aveva grandi valori. Insomma, fra amore, odio e conquista della B, la giusta miscela per pensarlo con stima e nostalgia. Idem Parola, il mitico Carletto della Juve, della Nazionale e delle rovesciate che in amaranto incrociai per tre anni e che mi vedeva, cosa di cui ancor oggi vado orgoglioso, come il suo "cocco". E lo stesso Remondini, in apparenza ruvido, ma in effetti di una dolcezza unica. Tutti, come lo stesso Bonsanti, purtroppo accomunati da un triste particolare, la morte che come spesso accade per i migliori, se li è portati via troppo presto. E i ragazzi? Non chiedetemi scelte e del resto non potrei inventarmi differenze a proposito di compagni che, egualmente bravi, sono stati anche ottimi amici. Proprio un'eccezione? La faccio per i livornesi -loro ci tenevano a dire: "di scoglio"- da Mauro Lessi, a Balleri, Nastasio, Garzelli (che ancora incontro nei miei spostamenti labronici) e naturalmente Giampaglia che invece vorrei tanto poter ancora incontrare. E per per Claudio Azzali, splendido giocatore con il quale ebbi un ottimo feeling che, pure lui parmense e con una boutique ("Il Lord", un nome che è tutto un programma) a Salsomaggiore, dunque a due passi da casa mia, guarda il destino, non ho mai avuto l'opportunità di riabbracciare».
Sbardella e il Poliziotto - «Con l'arbitro romano, roba del '67-'68, finì -spiega Caleffi- in un'invasione degna di un film western e che infatti (inflitti ben 5 turni di squalifica poi ridotti a 4 al campo dell'Ardenza) vide in campo anche il regista Nanni Loy decisissimo nel sostenere la difesa di una Rai della quale erano stati danneggiati alcuni mezzi. Comunque seguo Marina Sbardella nel programma sportivo che conduce sulla "Sette", e ogni volta torno a dirmi che suo padre la fece proprio grossa: prima, un minuto al termine e noi sul 2-1, inventandosi una punizione. E poi, quando Strada l'aveva sbagliata, facendola ripetere, mentre ancora stavamo schierando la barriera». «Quanto poi al poliziotto -continua Caleffi- stavamo scontando a Empoli il nostro ultimo turno di squalifica del campo, avevamo concluso 0-0 col Foggia un match piuttosto combattuto e uscendo dal campo mi ritrovai al fianco, urlante e con la faccia brutta, un omone grande così che, naturalmente in borghese, mi dette l'impressione di voler alzare le mani. Ebbene, giocai d'anticipo, successe il finimondo e rischiai anche l'arresto. Perché venne a cercarmi nello spogliatoio, ma mi avevano detto che si trattava di un vicequestore e quando lui entrò per identificarmi, io ero già su una macchina proiettato, mezzo svestito, verso Livorno. Ma, dopo 180 presenze (che in 7 anni, anche se ormai ero diventato un "libero", arricchiti di 5 gol), altro se di episodi -vedi fra tutti l'altra scazzottata in amichevole contro il Milan, primi protagonisti Lessi e Dino Sani che poi fecero pace su un rimorchiatore in gita lungo il porto) e Cesare Maldini, giunto di rinforzo- potrei raccontarne. Ma, con voi livornesi così coloriti e burloni (e che fra l'altro mi volevate un gran bene) forse è meglio chiuderla qui».
Nato in Italia, ma... "oriundo" - «Proprio così. Perché -torna a raccontare Caleffi- io sono nato a Traversetolo, provincia di Parma, ma pur senza rinunciare alla cittadinanza italiana, fra i due e i tre anni, nel 1940, mi spostai in Uruguay, a Montevideo, dove già viveva un fratello di mia mamma Caterina e mio padre Giuseppe, purtroppo scomparso, aprì un negozio di scarpe. E proprio a Montevideo, universitario del secondo anno di odontologia, ma anche giocatore del Nacional (insieme al Penarol una delle due "grandi" d'Uruguay) fui chiamato in Nazionale e disputai anche tre partite, una di esse la finale per l'accesso al mondiale del 1962. Ricordo benissimo, il ct era Ondino Viera, brasiliano e titolare nel mondiale d'Inghilterra e magari (c'era anche Francescoli) avrei potuto avere anche un futuro importante. Solo che di me si cominciò a parlare anche in Italia e, arrivato in Uruguay come osservatore della Samp l'ex giocatore Renato Gei, non mancò l'offertissima che, sia pure da "straniero in casa propria" e con la Federazione Italiana a considerarmi "giocatore proveniente da Federazione estera", mi indusse a un rimpatrio che mi portò dalla Samp (che insieme a Morini, Frustalupi e Salvi aveva già anche i suoi tre stranieri in Ochwirk, Skocklund e Cucchiaroni) al Padova dove al provino fui promosso dal grande Nereo Rocco, "paron" in partenza per il Milan, e quindi -dopo aver sfiorato la Roma di Schiaffino e su consiglio di Gipo Viani («Vai lì, se vinci il campionato ti fanno un monumento e ci stai da Dio»)- finalmente al Livorno. In ogni modo, tornando all'Uruguay, una parentesi d'oro. Proprio lì, ricordo nei ricordi, nacque fra l'altro mio fratello Edoardo, 15 anni meno del sottoscritto, oggi primario a Parma del reparto di chirurgia estetica, nonché fra i responsabili del Centro Ustioni d'Eccellenza in Italia».
Fine carriera - «Come spesso accade -conclude un Gianni cambiato solo nel colore dei capelli- un ritorno a casa, a Parma, dove mi trovo benissimo, aprii anche un importante laboratorio di pelle e pur con la tessera, deluso dal calcio d'oggi, non vado più alle partite da un pezzo. Io, in biancoscudato? Sotto Del Grosso e Angeleri, c'erano giocatori come Mora, Rancati, Soncini e arrivati anche Dino Fava con me in amaranto e Bruno Gioia ex Pisa, fu quindi bello anche qui. Diciamo... quasi come a Livorno»!


LINK: https://www.tuttomercatoweb.com/altre-n ... tti-519909
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Fabio
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Re: Guerrieri Amaranto

Messaggio da Fabio »

Dato che oggi è l'anniversario di quel Livorno-Pisa 2-0 di 52 anni fa e vista la gentilezza nel concederci di utilizzare le sue foto private di facebook (compresa questa sotto), diamo il benvenuto a:

Lucio Zanardello

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Luciano Zanardello (Nove, 20 agosto 1946) è un ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista.
Dopo tre campionati di Serie C con il Treviso, passa al Foggia con cui debutta in Serie B disputando 11 gare.
Nel 1968 si trasferisce al Livorno con cui disputa tre campionati di Serie B per un totale di 50 presenze e, dopo un anno al Prato in Serie C, torna al Livorno nel frattempo retrocesso in Serie C.
Gioca gli ultimi anni di carriera sui campi della terza serie con le maglie di Modena e Sangiovannese.
(fonte Wikipedia)
= There is always hope =
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piazza
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Re: Guerrieri Amaranto

Messaggio da piazza »

ANTONIO TORMEN
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Tre stagioni in amaranto (dal 1978 al 1981), indimenticato centrocampista che ha lasciato un grandissimo ricordo.
Di seguito un'intervista realizzata un paio di anni fa da Luca Batocchi.

Dieci Domande Al Grande Ex: Antonio Tormen

1.Ciao Antonio, Sono passati quasi 40 anni dall’ultima tua partita giocata nel Livorno. Quali sono i i ricordi piu’ belli legati alla tua esperienza in amaranto?

“I ricordi sono tanti, tre anni a Livorno non si dimenticano facilmente. Conosco molto della citta’, di Antignano dove vivevo con mia moglie (mi sono sposato giovanissimo), ma i ricordi piu’ belli sono legati alle gare dentro l’Ardenza. Uno spettacolo veramente!”

2.Guardando le foto di quel periodo, ovvero fine anni settanta, primi anni 80, sembra di captare ancora il fascino e l’euforia del pubblico livornese. Era veramente cosi’ quando scendevate in campo all’Ardenza?

“Come detto , l’Ardenza era uno spettacolo. Avevamo sempre 14- 15000 spettatori , ma con punte di 18000. Il derby con il Pisa poi era a parte: 22000, ma molti restavano fuori. Vedere oggi 5000-6000 spettatori fa un po di tristezza. Allora 5000 venivano ad Agosto per vedere un’amichevole con la Cerretese!!”

3.Molti tifosi, ti ricordano ancora con affetto, forse perche’ incarnavi il giocatore ideale, fatto apposta per vestire la casacca amaranto, ti giudicavano un “trascinatore”. Ti accorgevi di essere amato cosi’ tanto dal pubblico amaranto?

“Si, ho avuto sempre un bel rapporto con il pubblico labronico. Io ero un mediano da battaglia, anche nelle giornate storte portavo a casa la pagnotta e forse per questo i tifosi mi volevano bene e mi perdonavano anche gli errori. E’ stato cosi anche a Foggia e Modena, altre due piazze dove sono stato molto amato.”


4.C’è una foto appesa al bar dello stadio carica di fascino. La formazione del Livorno 1978/79. Insieme a te ci sono giocatori come Azzali, Tacconi, Mucci e il compianto Mondello. Dietro si intravede una traboccante Curva Nord. Furono i minuti antecedenti il Derby con il Pisa, che perdemmo 1-0. Quale sensazione avvertiva un giocatore amaranto, qualche minuto prima di un derby.

“Il derby era una partita a parte:cominciava un mese prima e finiva un mese dopo. Si sentiva il peso della partita , perchè si sentiva l’interesse e la passione di tutta la città . Poi lo stadio stracolmo, il tifo incessante. perdemmo in casa, fu una sofferenza, ma poi andammo a vincere a Pisa nel ritorno. Era una promessa che avevamo fatto ai nostri tifosi”.

5.Il tuo Livorno era una squadra che avrebbe potuto anche perdere, ma i componenti avevano conquistato la fiducia di tutti, il popolo amaranto, era consapevole che ognuno di voi avrebbe dato l’anima per non cedere e questo bastava….

“Si, era una squadra di combattenti. Bedin, Cappelletti, Azzali, Mucci,Mondello, Vitulano…..tutta gente con gli attributi, sia in partita sia in allenamento, con Burgnich che ci guidava.La maglia amaranto, comunque andava la partita, la sudavamo sempre”.

6.Oltre con te, i tifosi avevano instaurato un rapporto speciale anche con Miguel Vitulano. Che ricordi hai di Miguel?

“Miguel era un ragazzo eccezionale , persona per bene, compagno ideale in campo e fuori. Come giocatore era generoso, dava tutto se stesso, un lottatore davanti, con un sinistro al fulmicotone.Ho un ricordo bellissimo e sempre vivo”.

7.Guardando al presente, molti si chiedono perche’ in Serie B raggiungiamo a mala pena i settimila paganti, ed ai tuoi tempi, o come in quelli di Protti, lo stadio era quasi sempre stracolmo. Solo colpa delle TV o secondo te c’è qualcos’altro?

“Si vero, c’è stato un calo fortissimo di presenze allo stadio, ma questo succede in quasi tutte le piazze. Certo non c’è piu’ quell’entusiasmo che il calcio generava allora , sui giovani e sui piu’ anziani. Le televisioni hanno tolto molto, allora se volevi vedere giocare il Livorno dovevi andare allo stadio per forza.”.

8.Attualmente il Livorno naviga nelle ultime posizioni del campionato di Serie B. Secondo il tuo parere, dopo l’ultima sessione di mercato è stato fatto tutto il possibile, o manca qualcosa nello scacchiere amaranto?

“Non ho seguito molto il mercato del Livorno di quest’anno (sono molto occupato con il mio…), la partenza non e’ stata delle migliori, ma c’è tempo per risalire”.

9.Nei tuoi anni trascorsi in amaranto, il Livorno era guidato da due uomini carismatici. Tarcisio Burnich e il presidente Corasco Martelli. Che ricordi hai di queste 2 figure e soprattutto che differenze vedi tra Corasco Martelli e Aldo Spinelli.

“Burgnich era alle prime armi da allenatore, ma veniva da una carriera impressionante da calciatore ed aveva quindi un ascendente forte su di noi.Persona seria, per bene, lavoravamo forte, con intensità ed impegno. Con lui non si sgarrava di certo. Martelli era un presidente-tifoso, viveva da vicino le vicende calcistiche, passionale, attaccatissimo ai colori amaranto. Faceva molti sacrifici personali per condurre la presidenza.Spinelli non lo conosco affatto e non posso esprimermi, certo ha portato il Livorno in A, forse ora è un po’ stanco”.

10.Un’ultima domanda, una partita che vorresti rigiocare ed una frase che avresti voluto dire ad una persona legata al Livorno, ma che per varie circostanze non hai potuto fare.

“Vorrei rigiocare la partita di Foggia, dove perdemmo il campionato, veramente sfortunata. Se potessi ritornare indietro vorrei dire due parole a Miguel Vitulano e Franco Mondello: vi voglio bene!!”

Grazie Antonio, per sempre nei cuori dei tifosi amaranto!


LINK: http://avantilivorno.altervista.org/die ... io-tormen/
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Re: Guerrieri Amaranto

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GIANNI FERMI

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Link: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Gianni_Fermi

Ho avuto il piacere di conoscerlo di persona una trentina di anni fa, per qualche anno ci ritrovavamo ogni agosto in Garfagnana, lui con la sua famiglia e io con la mia.
Mi raccontava di quando era nella primavera del Milan, di quando giocavano contro la prima squadra e c’era il famoso GRE-NO-LI, mi raccontava dei suoi anni alla Spal con l’esordio in serie A, ma soprattutto mi raccontava dei suoi 3 anni a Livorno, di quando si innamoró di Livorno, della futura moglie livornese e della maglia amaranto.
Purtroppo Gianni se ne è andato poco tempo fa, ma lo scopo di queste pagine è proprio quello di ricordare persone come lui.
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piazza
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Re: Guerrieri Amaranto

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BRUNO SANTON

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All'inizio del campionato di Serie B 1967-1968 fu squalificato per tre turni a causa di un comportamento irriguardoso nei confronti di un avversario: durante la partita Reggina-Livorno valevole per la prima giornata, Santon venne più volte stuzzicato dal portiere della Reggina Bruno Jacoboni, il quale ripeteva al giocatore del Livorno che nel corso di quell'incontro non sarebbe riuscito a realizzare una rete; durante la partita arrivò un cross in area per Santon, ed egli, prima di colpire di testa, fece il gesto dell'ombrello al portiere reggino e successivamente realizzò la rete che valse la vittoria finale.

Rimasto legato alla città di Livorno, una volta chiusa l'attività di calciatore ha aperto un distributore di benzina nella città labronica.


Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Santon
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