per quello che dici all'inizio, lo sai...il potere cambia anche i più umili.spiritual ha scritto: ↑mer 28 lug 2021, 22:44 Sperando che Piazza sia distratto (un gli succede spesso: da quando amministra è cattivo e sta con il fucile puntato), sollecitato dal messaggio di Ateo rispondo a quello che Taga ha scritto come voluta metafora provocatoria. Sicuramente non esprime tutto il suo pensiero.
Cito tre esempi perché rappresentano abbastanza bene le situazioni dei pensionati fino a oggi. Poi, deh, se ne potrebbe scrive milioni. Premesso: non considero le pensioni d'oro, quelle dei politici e altri. Prendo in considerazione quella delle persone normali.
1) mi pa. È andato in pensione a 55 anni con 36 o 38 anni di lavoro, non lo so. So che accettò di andare in pensione con poco più di un anno di anticipo dietro compenso. Lavorava al litopone (topone targato Livorno, diceva l'assistente di chimica all' ITI un po' gay), poi diventato Montedison. Da giovane partiva da Antignano con la bicicletta in tutte le stagioni. Che piovesse, che nevicasse o facesse caldo.
Faceva i tre turni, perciò anche le notti. Poi comprò la lambretta e quindi la Bianchina. Ha avuto la silicosi per tutte le polveri che gli sono entrate nei polmoni. Caldo e freddo per lui erano uguali. Ci sera abituato. È andato con il retributivo. Quando è morto ho visto la pensione: circa 1300 euri che a lui bastavano perché teneva conto dei soldi. Era stato abituato a vivere così.
2) all'ITI avevo un amico ripetente che faceva chimica come me. Era un po' durino e quando veniva da me per studiare provavo a spiegargli qualcosa, ma poi si finiva a giocare al biliardino da tavolo che avevo. Era figlio di portuale ed entrò subito in porto, mentre io ho avuto un percorso molto, molto più articolato. A 39 anni, dico 39, non ho sbagliato a scrivere, è andato in pensione. Sapete quanto guadagnavano i portuali e di certo non c'è andato con una miseria. Ora ha 69 anni per cui sono 30 anni che sta a casa avendo fatto l'allenatore dei bimbi e chissà che altro.
3) il sottoscritto. Ho fatto sempre il pendolare: prima a San Giuliano terme in un saponificio che è fallito pochi anni dopo. Aveva costruito una mega fabbrica per la produzione chiesta dalla snia casa (il last al limone e altri). Partì solo per le prove e brevi stock poi chiuse. Entrato come operaio, poi avevo svolto le mansioni di capoturno. Andavo a metterla in moto durante gli anni di cassa integrazione per non tenere i motori fermi e quando tornavo a casa avevo il mal di stomaco per il dispiacere. Solo a lavorare per mantenere la famiglia non mi interessava di caldo, freddo e della polvere che respiravo che mi arrossava intorno al naso. Il sabato, quando si puliva il vecchio impianto, si navigava nella polvere. Misure di sicurezza zero. Oltre alla polvere, una volta rientrati dopo la malattia e il lunedì alle 6 attaccai il grande forno che forniva il calore per l'essiccamento, la produzione del detersivo in polvere. Il forno aveva avuto problemi e avevano rimosso il blocco di accensione al minimo. Partì al massimo e avvenne il ritorno di fiamma che mi scaraventò sulla parete dietro di me. Un boato che mi ha provocato a 26 anni un abbassamento dell'udito non riconosciuto. Ero addosso alla parete come un personaggio dei fumetti: ciglia e capelli in parte strinati. Questo per dire. Disoccupato trovai lavoro in una grande fabbrica a Santa croce sull'Arno in condizioni disastrate. Non sto a farla lunga. Ho acquisito un ruolo direttivo che mi ha costretto a orari finché ritenevo di poter tornare a casa. Praticamente in media 12 ore. Talvolta dormivo nella branda dinfermeria, se avete idea cosa significhi. Ho patito freddo, caldo, ho inalato H2S e ammoniaca in grandi quantità e non lo scrivo per ingigantire e fare la vittima. Ho litigato con tutti per poter costruire un processo e una fabbrica come era meglio che fosse. Una fabbrica che consideravo come casa mia, rischiando sulla mia pelle per modificare il processo produttivo, non per giocare di rimessa.
Ho difeso le mie idee di sinistra e per tre anni sono riusciti a togliermi dal ruolo che occupavo, salvo rimettermici chiedendomi per favore di farlo. Era avvenuto un incidente mortale per limperizia di chi era stato mandato al massacro al posto mio.
Pensate che mi abbiano detto bravo? Ma neanche me l'aspettavo.
Nel 2015 mi sono dimesso. L'anno prima il trigemino mi aveva costretto a tre operazioni.
Mi hanno chiesto di restare e fare tutti gli orari che volevo, ma dopo quasi 40 anni di pendolare che per le ore fatte valevano quasi 60 volevo godere di quel mare che vedevo la mattina partendo e la sera quando era buio.
A sorpresa, quando avevo il piatto tibiale rotto, è venuta quota 100 e ora sono in pensione. Ho molti anni di contributivo e l'importo è di poco inferiore al mio stipendio.
Per la cronaca non pagavano le 12 ore, ma 8. Le altre le facevo io perché dovevo essere responsabile del mio lavoro.
Ecco i tre esempi.
A prescindere da tutto, chi ruba il futuro ai giovani sono e sono stati altri.
In parte, ora, sono anche loro stessi, abituati in buona parte a una vita troppo comodo.
E comunque, non facciamoci una guerra tra poveri.
per quello che dici alla fine...sei andato in pensione grazie a Salvini.
per tutto il resto: sei un grande, ma si capisce subito, a me mi sono bastate quelle volte di pochi minuti che s'è ragionato allo stadio, in quella che ora se ci ripenso mi pare un'artra vita.