Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

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ATEK
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Re: Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

Messaggio da ATEK »


IR FIRMATO CHE HO MESSO IVI,è DICIAMO UNA SPECIE DI REBUSSE.
CHI è VERAMENTE LIVORNESE DI SCOGLIO MI DEVE DIRE COSA DICE IL TEDESCO O RUSSO POCO PRIMA DI BUTTASSI NELLA PISCINA DIACCIATA.
ASTENERSI NUTRIE.
Essere se stessi in un mondo che cerca continuamente di cambiarti è la più grande delle conquiste.

Ralph Waldo Emerson
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piazza
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Re: Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

Messaggio da piazza »

ATEK ha scritto: mar 9 nov 2021, 23:16
IR FIRMATO CHE HO MESSO IVI,è DICIAMO UNA SPECIE DI REBUSSE.
CHI è VERAMENTE LIVORNESE DI SCOGLIO MI DEVE DIRE COSA DICE IL TEDESCO O RUSSO POCO PRIMA DI BUTTASSI NELLA PISCINA DIACCIATA.
ASTENERSI NUTRIE.
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ATEK
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Re: Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

Messaggio da ATEK »

Grande Piazza :D e grazie di averlo postato nell'off topik.
Essere se stessi in un mondo che cerca continuamente di cambiarti è la più grande delle conquiste.

Ralph Waldo Emerson
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Etruria
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Re: Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

Messaggio da Etruria »

Dopo Piazza Venti
Piazza Magenta
Dopo Piazza Attias
Dopo vandalismi e scritte che deturpano l' accesso
Alla splendida Fortezza Nuova

È di oggi la notizia della nuova deturpazione al Gazebo

Ora
Se è vero che mezza città ha un livello di illuminazione
Che nemmeno Kabul o Bucarest ai tempi aurei
E che quindi nell'oscurità,nel deserto assoluto, nell' anonimato è più facile nascondersi

Viene da chiedersi
Quanto cervello abbiano questi veri e propri antisociali
Che si divertono a danneggiare e vandalizzare
Il patrimonio storico culturale cittadino.
E quanto veramente ci voglia
Tanta, tanta,tanta cultura e senso di comunità
E appartenenza livornese
Da trasmettere ad ogni livello.
Livorno è bellissima
E se davvero amiamo la nostra città
E abbiamo quelle vene di salmastro
Che diciamo di avere,
dobbiamo amarla e averne cura.

Intanto il Comune continua a pagare
Coi soldi della cittadinanza
Per la maleducazione e la violenza alla città tutta
Che viene fatta da questi elementi.
Livorno ovunque giocherai
Noi siamo della Nord e non ti lasceremo mai
E tutti uniti..

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spiritual
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Re: Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

Messaggio da spiritual »

che tipo di deturpazione è? E' indicativa della matrice?
Chiedo questo per capire, non certo per giustificare, qualsiasi siano le scritte o altro.
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Etruria
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Re: Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

Messaggio da Etruria »

Grande Spiritual..
La Nostra Terrazza,
Che giustamente fa inorgoglire tutti noi e che è teatro, per la sua bellezza, di spot e video nazionali,
È da tempo sotto attacco di vandali e devaststori.
La sua area nord,scarsamente illuminata, è continuamente presa di mira,sia le spallette,sia le sedute,sia la pavimentazione. Non parliamo dei giardini,sempre lato nord,dove dentro le siepi c'è di tutto per quanto sono sporchi, dei giochi dei bimbi da poco installati,continuamente presi di mira da scritte e vandalismi o delle aree esterne acquario e Surfer,oggetto di furti continui e vandalismi gratuiti che molte volte hanno fatto esasperare i gestori.
È notizia di ieri invece la deturpazione del Gazebo,al suo interno e precisamente della pavimentazione, con scritte idiote alla Armony che avrebbero voluto essere poetiche.
Insomma,come dissipare un patrimonio di bellezza..
E di denari, perché la manutenzione costa cara alla comunità tutta.
Livorno ovunque giocherai
Noi siamo della Nord e non ti lasceremo mai
E tutti uniti..

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spiritual
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Re: Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

Messaggio da spiritual »

Praticamente degli idioti che diventano vandali forse senza neanche capire fino in fondo di esserlo.
E questo, forse, è l'aspetto peggiore, quello più deprimente: rende difficile, quasi impossibile pensare a un recupero attraverso la persuasione. Non vorrei apparire reazionario, perché non lo sono neppure in minima parte, ma in questo caso credo che solo l'aspetto punitivo, punitivo di tipo economico, possa far aprire gli occhi, in ogni caso dissuadere dal perseverare.
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Plinio
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Re: Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

Messaggio da Plinio »

Quando scenderai
in campo un grido
s' alzera' nel cielo
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Dattero
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Re: Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

Messaggio da Dattero »

Plinio ha scritto: gio 9 dic 2021, 8:45 https://m.facebook.com/story.php?story_ ... 7927365084

Da lucciòni…
Perdonami ma sono fuori dal tempo. Non avendo Facebook un vedo una sega. C'è un altro modo x postarlo?
Cianciua ci fai veni' l'antua
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Sassicaia
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Re: Testimonianza e tradizione...a briglia sciolta

Messaggio da Sassicaia »

EMILIANO PAGANI, fumettista livornese, noto per il suo lavoro su Il Vernacoliere, ha pubblicato questo bellissimo post:

A volte, quando passo qualche giorno fuori o quando mi intervistano per qualche motivo mi trovo nella disperata impresa di dover spiegare come sia nascere, crescere e vivere a Livorno e soprattutto come sia tornarci, quando si è visto anche “un po' di mondo” come si dice da noi.
Solitamente con Daniele Caluri ci stupiamo sempre di come le persone siano gentili nei nostri confronti e di come facciano di tutto per farci sentire il loro apprezzamento e di fare di tutto perché si possa sentirci come a casa, ottenendo l'effetto esattamente opposto, cioè quello di farci sentire nel punto più lontano da casa nostra.
Sì, perché casa nostra è Livorno.
A questo punto urge sfatare subito il mito secondo il quale Livorno sia una città goliardica, una sorta di Paese dei Balocchi dove si ride sempre, si scherza, ci si diverte e si passa il tempo tra una battuta e l'altra.
Ecco, le cose non stanno esattamente così.
Livorno è una città dura.
Aperta e accogliente, certo, ma solo se vuoi farne parte secondo le sue regole, altrimenti può diventare un incubo.
Ad esempio, a Livorno si è tutti uguali e per questo motivo ci si dà del “tu” e ci si prende tutta la confidenza del mondo, sempre e comunque, fino a passare subito a offese scherzose estendibili anche alle mamme o altri parenti e, nel caso nasca una discussione, chi se l'è avuta a male ha sempre più torto di chi ha offeso. Uno che, magari venendo da un'altra città, si rivolgesse a un qualsiasi livornese dandogli (correttamente) del “lei” viene guardato immediatamente con sospetto. Dare del “lei” significa prendere una distanza, voler mettere un ostacolo tra noi e il nostro interlocutore, non voler entrare in confidenza, chissà per quale oscuro motivo, forse per spocchia, sì, dev'essere sicuramente per spocchia, per questo quando ci viene dato del “lei” dentro di noi pensiamo subito “mavaffanculo, testadicazzo”.
Livorno ti costringe a tenere i piedi per terra, anzi ti ci inchioda in terra e forse anche per questo è poi difficile andare via.
Mentre in altre città d'Italia c'è il culto del successo, dell'uomo che si è fatto da solo, a Livorno si persegue con assoluta devozione l'esatto contrario.
Da noi c'è il culto del fallimento, anzi, peggio (o meglio, dipende dai punti di vista) da noi c'è il culto dell'uomo che si è rovinato da solo.
Sì, perché colui che ha successo, in qualsiasi campo, è un “venduto”, “uno di loro”, uno che con senso di superiorità ha osato distinguersi, addirittura elevarsi, dalla nostra tradizione sfacciatamente e orgogliosamente popolare.
Sì, è vero, i livornesi si addobbano spesso di enormi catenoni d'oro, bracciali e vorrebbero avere mille dita per infilarvi altrettanti anelli, ma non è per pavoneggiarsi... anzi, sì, è per pavoneggiarsi ma nello stesso modo in cui lo fanno gli zingari, i pirati, i Cheyenne o le tribù dell'Amazzonia. Fa parte di una divisa, non è una distinzione sociale.
Livorno non perdona uno che ha barattato cose più importanti, i veri valori della vita (il mare, il cane, gli amici, il Livorno, la topa, i gamberoni...) in cambio di riconoscimenti, notorietà e, perché no, anche soldi.
Il vero eroe popolare e modello di vita è quello che, sì, lavora duro, ha talento, forza e determinazione ma anche e soprattutto quello che a un passo dal successo, ha buttato tutto in malora per una battuta, per una trombata, per andare al mare, per uscire con gli amici, per andare allo stadio...
La sua storia verrà raccontata nei bar e sugli scogli di Calafuria negli anni a venire, dipingendolo come un eroe romantico, figlio dello sturm und drang amaranto e fulgido esempio per le nuove generazioni.
Il suo “m'importaunasega” di fronte agli individui o agli eventi che lo richiamavano al dovere e che magari lo avrebbero condotto al successo e alla gloria, riecheggerà per sempre sotto al ponte di Calignaia e lungo i corridoi dell'ipercoop, come monito e incitamento per i giovani labronici.
Livorno ti frustra qualsiasi aspirazione o ambizione, ricordandoti che puoi provare a fare quello che ti pare, magari anche riuscire, addirittura eccellere, ma qui, per noi, a casa tua, sarai sempre un “bòno a una sega”.
E per radicarti questo pensiero in testa è tradizione che i padri livornesi si rivolgano ai loro figli usando la suddetta espressione come nomignolo affettuoso.
“Vieni, bòno a una sega”, sarà la frase che il buon padre rivolgerà al proprio figlio come forma di saluto affettuoso ma anche come richiamo e invito a lasciar perdere qualsiasi attività alla quale si stia dedicando (dalla partita a PES, alle variazioni Goldberg) per seguirlo fuori, a far passeggiare il cane sul lungomare.
“Mi pareva impossibile... tanto lo sapevo che 'un sei bòno a una sega” sarà l'affettuosa risposta, sbuffando con gli occhi al cielo, del genitore al figlio che si rammarica o si lamenta per un compito andato male, per un incidente in motorino, una testata sugli scogli o a causa di un sarago slamato e finito in mare, al momento di metterlo al sicuro nel secchio.
E se invece, al contrario, le notizie fossero quelle di un successo, di un bel voto a scuola, di un riconoscimento, la risposta paterna (ma anche materna, in alcuni casi, tipo il mio) sarà sempre: “hai fatto il tuo”, come a dire che era il minimo che potessi fare e non devi permetterti di poltrire sugli allori o, peggio, di montarti la testa.
Questa è Livorno.
Qualora un livornese dovesse ricevere un riconoscimento importante, fosse anche il Nobel, al momento della sua celebrazione e premiazione, magari in mondovisione, nella sua città ci saranno almeno una trentina di persone pronte a commentare “Ah, ha vinto lui? Boia, era in classe mia e non capiva una sega” e almeno il doppio a dire: “Ah, ha vinto lui? Era in classe del mi' cugino e non capiva una sega!” e il quadruplo a esclamare, con sufficienza: “Ah, lui? Era in classe del cugino di un mio amico e non capiva una sega.”
Perché questo è quello che devi ricordare sempre: non sei bòno a una sega e non stai facendo nulla di speciale. Non farti venire strane idee in testa, perché non sei migliore degli altri, non sei neanche diverso e se proprio ci tieni a essere diverso puoi solo esserlo in peggio, perché questo tuo desiderio ti qualifica automaticamente come uno stronzolo.
Capirete che un ambiente del genere, da un lato ti forgia, ti costringe a tenere sempre i piedi per terra, a metterti sempre in discussione, a empatizzare sempre con chi fallisce, con chi non ha niente, con gli ultimi e mai con i primi, ma dall'altro può essere tremendamente frustrante.
Livorno è l'ondata di libeccio che ti travolge e ti trascina in acqua quando pensi di startene tranquillo a prendere un po' di sole, è il salutare schiaffo che ti riporta alla realtà, dopo che magari sei stato protagonista di un evento, di una manifestazione o addirittura hai vinto un premio in qualsiasi altro posto d'Italia, ricordandoti che tutto quello che conta nel mondo di fuori, qui ha un altro peso. Qui si gioca secondo altre regole e puoi anche aver vinto un nobel, ma se non sai fare le siuski (col fischio e senza) non sei nessuno.
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