Sassicaia ha scritto: ↑mer 7 giu 2023, 14:25
Al di là delle seghe mentali che ogni tifoso può farsi, credo che abbia davvero ragione pottine quando dice che per seguire questo tipo di calcio bisogna avere più stomaco che cuore. Il Milan (ma non solo) ne sono l'esempio. La passione ce l'abbiamo solo noi che ci si spende i vaini e ci si rovina il fegato. I nuovi padroni non hanno sentimenti e della maglia non gliene frega un cazzo. L'importante è fare business e gestire la società come un'azienda senza rendere conto a nessuno. Purtroppo è così.
Sì, purtroppo la deriva è questa, sulla falsariga di Premier e sport americani. C'è da dire, comunque, che alcune proprietà straniere, pur puntando essenzialmente al business, sono riuscite a calarsi abbastanza bene nel mondo del calcio "vero", ottenendo anche risultati.
Appena insediatosi al Milan, il fondo Elliott voleva mandare via Pioli e prendere, come plenipotenziario dell'area tecnica, Rangnick, filosofo di quello che usano ora, padre della scuola tedesca dei vari Nagelsmann, Tuchel, Labbadia, Blessin, ecc., ma poi hanno avuto il pragmatismo di tenerlo, dando mano libera sul lato sportivo a Maldini e a Massara.
Anche alla Roma è successa una cosa simile. Pallotta, un volgare speculatore che pensava di fare un investimento immobiliare da un miliardo di euro senza caa' di striscio chi a Roma conta davvero, ha infarcito la dirigenza di figure che non capivano nulla di calcio e ha reso la società un supermercato senza dignità, con allenatori mandati allo sbaraglio e squadre rifatte a cazzo di cane ogni anno. I Friedkin, americani anche loro, ma molto più seri e pragmatici, oltre a buttare per davvero e di tasca propria, si sono insediati stabilmente a Roma si sono subito circondati di consulenti che conoscevano bene l'ambiente e il calcio in generale. Da ciò è scaturita una politica di abbassamento dei prezzi dei biglietti e di fidelizzazione e di valorizzazione della storia della società (ripristino del vecchio stemma sulle terze maglie e del lupetto, maglie storiche in vendita, ecc.), oltre a una gestione sportiva vera e non meramente finanziaria.
Lo hanno fatto e lo fanno per guadagnarci, anche loro vogliono costruire lo stadio nuovo e dubito gli freghi davvero qualcosa di concetti come maglia e appartenenza, però la loro gestione è questa.
Un altro connubio tra passato e modernità lo sta mettendo in pratica l'Atalanta, con i soci maggioritari americani che hanno lasciato la gestione sportiva ai Percassi (comunque soci, mi pare al 45%), con ottimi risultati.
Insomma, non è detto che Esciua sia un Cardinale, anche se il rischio esiste.