ateo ha scritto: ↑gio 7 dic 2023, 22:19
Ateo nel post di ieri sulle due guerre Ucraina e Gaza, i gollettoni e pedate erano solo per far un esempio della situazione palestinese e del perchè si rivoltano contro Israele. Con la tua riconosciuta intelligenza lo avevi capito benissimo. ma questa mia precisazione è per eventuali lettori con neurone solitario.
Tornando al mio discorso di ieri, ti posto l'interviasta a Yossi Beilin sul Fatto Quotidiano odierno.
Grosso modo rispecchia quanto da me scritto ieri.
Hamas, sbagliato fidarsi: ma lo Stato di Palestina serve
»Manuela Dviri TEL AVIV
Yossi Beilin è un politico israeliano, ex viceministro degli Esteri ed ex ministro della Giustizia per il Partito Laburista. È noto per essere stato tra gli architetti degli accordi di Oslo.
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Come spiegare questa guerra? Perché è esplosa?
Dopo il nostro ritiro unilaterale da Gaza, comprese le colonie di Gush Katif, Hamas si è impadronito di Gaza con i risultati che abbiamo visto. Fu un errore di Sharon, ritirarsi senza nulla in cambio. Come dissi pubblicamente nel 2006, sarebbe stato un errore che avremmo pagato a caro prezzo.
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Come si augura che finisca questa guerra?
Con la totale sconfitta di Hamas.Hamas non vuole dialogare con Israele, vuole la sua totale distruzione, e con questo nessun Paese al mondo è disposto a
convivere. Innumerevoli volte ho provato a dialogare con Hamas, segretamente e pubblicamente, ma né io né altri ci siamo mai riusciti. Sbagliava alla grande anche Netanyahu che credeva di “pagare “il silenzio di Hamas con le valigie di dollari del Qatar, che invece finivano nella costruzione di tunnel e di armi per la distruzione di Israele.
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Allora non c’è differenza tra lei, un uomo di pace e Netanyahu, uomo di destra.
C’è. Io non penso che tutti i palestinesi ci vogliano uccidere. Penso che come tra gli ebrei israeliani ci siano punti di vista diversi, così ce ne sono anche tra i palestinesi. Ma non con Hamas. Che senso ha parlare con chi mi vuole annientare?
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Con i “palestinesi del dialogo”, con gli “Altri palestinesi”lei ha creato invece gli accordi di Oslo, ma purtroppo non hanno funzionato neanche quelli, malgrado la iconica foto della stretta di mano tra Arafat e Rabin,malgrado il premio Nobel a entrambi, e a Peres.
Purtroppo no. Con l’uccisione di Rabin nel novembre 1995, al termine di una dimostrazione a favore degli accordi stessi, quel ponte di corda creato nell’aprile 1994 è rimasto lì in bilico esattamente come faceva comodo a Netanyahu. Bibi non aveva alcuna intenzione di arrivare a un accordo permanente come avrebbe dovuto succedere nel maggio del ’99, se ci fossimo arrivati forse non saremmo nella situazione in cui siamo oggi. E non avremmo vissuto intifade e terrorismo e il massacro di questa guerra.
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A fine guerra Netanyahu sostiene che l’esercito rimarrà a Gaza.
Non prenderei troppo sul serio le dichiarazioni di Netanyahu, anche perché quando i riservisti torneranno a casa, molto cambierà. Nasceranno nuovi leader,
sia qui che in Palestina.
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Come pensa si potrebbe risolvere il problema del dopo Hamas a Gaza?
Con una coalizione internazionale di forze di transizione e di osservatori multinazionali, come fu fatto, con successo, in Cambogia nel 1991. Quindi burocrati, ma anche migliaia di soldati.
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E in Cisgiordania?
Con l’avvocato palestinese Hibba Husseini abbiamo creato una possibile soluzione: la “Confederazione della Terra Santa”. Le parti inizierebbero i negoziati
per un anno, definendo i parametri di uno Stato palestinese sovrano accanto a quello di Israele e determinando la struttura di una confederazione cooperativa come la Comunità europea ai suoi inizi: Gerusalemme diventerebbe la Capitale di entrambi gli Stati, una città parzialmente aperta.
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E i coloni?
I coloni ebrei che vivono in Cisgiordania potrebbero scegliere tra trasferirsi o diventare residenti permanenti nello Stato di Palestina. A un numero uguale di cittadini palestinesi sarebbe quindi consentito di risiedere in Israele come residenti permanenti.
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Potrebbe funzionare?
Perché no? Di guerre ne abbiamo avute abbastanza. Sia loro che noi. Dobbiamo lottare per obiettivi e progetti anche se a volte sembrano impossibili.