Stavolta ne cito due, anche loro molto recenti.
Antonio
Porcino
Approdato a Livorno dopo diverse annate anche buone in Serie C, soprattutto a Reggio Calabria, si mette subito in mostra per una singolare caratteristica: non saper fare un cazzo.
Scarso a difendere, scarso ad attaccare, scarso a crossare e scarso in appoggio, roba che Mirko Pieri, in confronto, era Roberto Carlos. Poco meglio in C, prima di mettere in mora la società e di svincolarsi. Ora milita a Catanzaro, dove, da gennaio, ha fatto l'onesto gregario.
Dario
Dainelli
Mi sento di inserirlo nella sub-sezione di fenomeni dedicata ai bolliti illustri, come Criscimanni, Viganò (che conosco grazie ai vostri racconti) e il più recente Tristan.
Dopo oltre un decennio ad altissimi livelli in Serie A, tra Fiorentina, Genoa e Chievo, viene accolto a furor di popolo dove tutto ha avuto inizio, a Livorno (non ricordo dove lessi che aveva fatto qualche anno di giovanili nell'Ardenza, ma forse mi confondo). La sua missione è semplice: con la sua esperienza, fare da chioccia agli altri centrali più giovani, pilotando il Livorno verso una tranquilla salvezza.
E invece no; palesemente finito, dopo una serie di prestazioni da mani nei capelli, viene definitivamente accantonato e, a fine stagione, smette.