La capolista è alla ricerca di conferme ed il popolo amaranto è pronto come sempre a fare la sua parte: sono un migliaio i livornesi che gremiscono la gradinata del piccolo impianto lucchese.
Alla balaustra fanno mostra di sé numerose bandiere palestinesi, come accade da sempre in occasione delle partite degli amaranto.
Il presidente Esciua non gradisce (siamo all'indomani del nuovo focolaio divampato in medio oriente) e intima alla Nord di rimuoverle arrivando persino a scattare fotografie col cellulare con la minaccia di sporgere eventuali denunce.
L'episodio, ridicolo in sé, è l'inizio della fine di una convivenza costruttiva tra il patron ed il tifo labronico. Da questa domenica in poi sarà un susseguirsi ininterrotto di episodi che segneranno la distanza incolmabile tra la proprietà e l'anima del tifo livornese.
La partita è piuttosto noiosa, l'atteggiamento degli uomini di Favarin è guardingo, niente a che vedere con la squadra tutta spinta vista in tre delle prime quattro uscite stagionali.
Si gioca una partita "di categoria", in un campo "di categoria", ed ancora una volta è un episodio favorevole che indirizza la gara verso Livorno.
Luis Enrique, "bomber" brasiliano arrivato dalla C giapponese, appena entrato, approfitta di un pallone sporco e di testa beffa il portiere avversario alla mezz'ora della ripresa: sono tre punti pesantissimi che mantengono gli amaranto in vetta e fanno volare l'entusiasmo dei tifosi.
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