Personaggi di oggi e di ieri

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piazza
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Personaggi di oggi e di ieri

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ZEB

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con queste 3 immagini, voglio ricordare un grande personaggio che ancora oggi non si sa dove sia finito.
Grande Zeb, un saluto ovunque tu sia
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spiritual
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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Magico Zeb, inimitabile.
Che bellezza!
Un ce n'è per nessuno.
Speriamo di restare così. Per certe cose è troppo importante non cambiare.
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piazza
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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ANGELO FROGLIA

quando si parla delle tre false teste di Modigliani che furono ritrovate nel 1984, si pensa immediatamente agli studenti che per burla ne fecero una e non si parla quasi mai, o lo si fa in maniera del tutto marginale, di colui che fece le altre due.
questo perchè si vuole evidenziare lo scherzo, ben architettato e che è in linea con la "livornesità", ma si tace sulla provocazione che proprio Froglia volle lanciare e che è livornesità pura, perchè da artista prese per il culo tutto il mondo dell'arte, con un gesto dal significato ben più profondo di quello del gruppetto di studenti sui quali si accesero le luci della ribalta in quel periodo.
probabilmente essendo personaggio meno "divertente" da esibire al grande pubblico rispetto a dei bei ragazzotti vivaci e simpatici, farlo scivolare nell'ombra non deve essere sembrata una cattiva idea.
siccome anch'io stavo per fare lo stesso errore che probabilmente abbiamo commesso in tanti e l'ho evitato solo documentandomi per puro caso (ho scoperto che Angelo Froglia era il padre di una ragazza che era alle medie in classe mia e quindi questo mi ha incuriosito e ho voluto approfondire l'argomento), vi giro questo:

https://www.vice.com/it/article/43yv5w/ ... so-magnano

e questo:

https://angelofrogliacollezioni.weebly. ... toria.html

e questo:

http://www.digi.to.it/2018/10/16/un-fil ... llinganno/


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ATEK
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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Bravo Piazza.Ho conosciuto personalmente Angelo nel periodo in cui lavorava al porto.Devo dirti una cosa,di primo acchito sembrava che mi volesse evitare,era schivo,sospettoso.Ma in pochissimo tempo cambio tutto.Siccome io lavoravo in ufficio,mi considerava come dire......uno che si dava importanza insomma un superiore.Niente di piu' falso.Infatti senza far niente venne nel mio ufficio,lo salutai e lui con un gran sorriso ricambio'.Sapevo che si "faceva" non mi sono mai permesso di chiedergli qualunque cosa sulla sua vita privata e la sua scelta di vivere.Era un ottimo ragazzo .Si parlava di molte cose.La sua voglia di disegnare era incredibile.Purtroppo si è rovinato da solo.Un saluto Angelo,sono sicuro che dove sei adesso continui a disegnare cose bellissime.
Essere se stessi in un mondo che cerca continuamente di cambiarti è la più grande delle conquiste.

Ralph Waldo Emerson
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piazza
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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NADA

giusto stasera c'era il film TV su di lei su RAI 1:

LIVORNO. Era “campagna”, quella vera con i contadini e un pugno di case, il Gabbro degli anni ’’50. Il Gabbro, paese sulle colline a sud di Livorno da dove la corriera arrivava presto la mattina, arrivavano le uova fresche e le gabbrigiane, contadine alle quali è persino dedicato un salone del maestoso Mercato Centrale. E al Gabbro, “ricostruito” sul set prevalentemente toscano cresce Nada, “La bambina che non voleva cantare” (è il titolo della bio-fiction che Raiuno le dedica stasera, prima serata).

Perché Nada Malanima da ragazzina davvero non voleva cantare e voleva tenersi stretta quella voce speciale. Non voleva cantare senza sapere che avrebbe cantato e rivoluzionato il mondo della musica, scelte d’autore e di coraggio, senza mai fermarsi, lontano da tutti i cliché, passo dopo passo via le zavorre delle musica solo leggera e una ricerca autorale fatta di studio, fatica, sfide.

Parte quindi da quelle distese verdi del Gabbro, e va raccontata proprio da qui, come fa la bio-fiction della regista Costanza Quatriglio, la lunghissima carriera di Nada: e che emozione vederla già bambina con quella voce che fa tremare i muri e la sua bella mamma geniale e fragile come tutte le donne geniali. La mamma che ci crede, Nada che recalcitra e comincia così la storia da fiaba senza fronzoli di questa ragazza che alla fine piace sempre ricordare, anche ora che è donna adulta e volitiva, come “il pulcino del Gabbro” (così la chiamavano “i critici” contrapponendola alla re di Cremona Mina o alla pantera di Goro Milva). Pulcino, ragazzina, con gli stivali e la minigonna che canta nel bianco e nero di Sanremo “Ma che freddo fa” ed è già lì, in quella grinta la sua avventura. Avventura che lei racconta nel bel libro “Il mio cuore umano” dal quale la regista Quatriglio ha tratto il film, senza tradirne appunto il cuore. Asciutto, realistico eppur commovente è quindi questo “La bambina che non voleva cantare”, e non è un caso: «La regista mi conosce bene, quasi come una sorella, ha fatto proprio il lavoro che mi aspettavo: è stata delicata, si è soffermata sui sentimenti, ha colto le emozioni» dice Nada.

Il libro, un’autobiografia che si legge come un romanzo, racconta molto di più «ma credo ne abbia tratta una buona sintesi» dice ancora l’artista. Corre quindi veloce, dall’infanzia alla maturità, attraversando i verdi pascoli dell’infanzia e i primi colori dell’adolescenza, “La bambina che non voleva cantare”. Se la piccola Nada ha il volto di Giulietta Rebeggiani, l’artista adolescente è interpretata dalla giovane attrice e cantante Tecla Insolia: «Il racconto della protagonista è molto travagliato ma anche leggero, stiamo pur sempre parlando di una bambina e di un’adolescente cresciuta negli anni ’60. Nada inizia a cantare perché pensava che fosse una cura per la malattia della madre, la donna che ama di più, ma ha un rapporto difficile con la musica, perché non capisce se è quello che vuole fare o se lo sta facendo solo per la mamma. E nel percorso del film comprende che è un mezzo per esprimere la sua rabbia e tutto quello che ha dentro».

Carolina Crescentini è Viviana la madre di Nada «convinta - spiega l’attrice - che il talento di Nada sia il passaporto per la libertà di quella ragazzina, ciò che le permetterà di vivere una vita diversa della sua e da quella di sua nonna». Tra i personaggi più importanti del film c’è anche Paolo Calabresi, il maestro di musica Leonildo: «Ho amato da subito il progetto, perché non c’è la celebrazione della grande cantante che è Nada, ma si concentra tutto sull’interiorità, mai sull’esteriorità».


LINK: https://iltirreno.gelocal.it/tempo-libe ... anni%20'60.




Nada, perché si chiama così: la predizione della zingara veggente
By Alessandra D'Ancona -10 Marzo 2021
Nada è un nome davvero particolare per una ragazzina, anche negli anni ’50. Cosa avrà spinto la madre della famosa cantante a sceglierlo?

Nada Malanima, conosciuta solo come Nada, è una cantante, attrice e scrittrice nata nel 1953 a Gabbro, in provincia di Livorno. Questa sera, 10 marzo, andrà in onda su Rai 1 La bambina che non voleva cantare: un film che racconta la vita dell’artista all’inizio della sua carriera. La donna, tra le altre cose, è figlia d’arte in quanto il padre, Gino Malanima, era clarinettista. Il film mostrerà la sua vita prima della notorietà e il debutto al Festival di Sanremo, avvenuto quando Nada aveva solo quindici anni nel 1969, portando la canzone Ma che freddo fa. La partecipazione al Festival della Canzone Italiana è stato il trampolino di lancio per carriera di un’artista che si è rivelata, nel corso degli anni, poliedrica e capace di rinnovarsi a seconda del periodo. Ma, nonostante la notorietà, rimane una curiosità: come mai i suoi genitori hanno optato per un nome così inusuale?

Perché Nada?
La storia che si nasconde dietro al nome della famosa cantante di Gabbro è davvero curiosa. Infatti, era stata la madre a decidere di chiamare la propria figlia Nada, dopo aver sentito la predizione di una zingara. Viviana Fenzi, questo è il nome della mamma di Nada, si era fatta leggere le mani da un’indovina zingara che, in seguito a questa lettura, aveva predetto un futuro fortunato per la figlia. L’indovina aveva letto che la Fenzi non solo avrebbe avuto una figlia femmina, ma quest’ultima avrebbe vissuto una vita piena di successi, intraprendendo anche tantissimi viaggi. Fu la stessa cantante a rivelare questo particolare in un’intervista del 2017 per Repubblica. La cantante, alla domanda sulle ragioni del suo nome, disse: “Mia madre mi raccontò che una zingara leggendole la mano disse che avrebbe avuto una bambina che avrebbe viaggiato e avuto successo. Il nome della zingara era Nada. Per questo mi chiamò così. Non so se la storia sia vera. Mi piace pensarlo”.

LINK: https://www.viagginews.com/2021/03/10/n ... -veggente/




Nada, «La bambina che non voleva cantare», la sua storia diventa un film: il libro, le origini del nome e altre 8 curiosità su di lei

LINK: https://www.corriere.it/spettacoli/card ... pale.shtml






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piazza
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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GLI SCARRONZONI



In principio quel nome, gli Scarronzoni, non prometteva niente di buono. E non lasciava certo presagire quel che sarebbe potuta essere poi la loro storia agonistica, soprattutto in sede olimpica.

Nel giugno 1928, ai campionati toscani al lago di Massaciuccoli, nel lucchese, l’otto dell’Unione Canottieri Livornesi composto da Enrico Garzelli, Dino Barsotti, Guglielmo Del Bimbo, Mario Del Bimbo, Vittorio Cioni, Renato Tognaccini, Enzo Favilla, Eugenio Nenci e il timoniere Mario Ghiozzi, dà sfoggio di ben poca eleganza ed estetica del gesto tecnico, abituato com’è alla pratica dell’esercizio a remi su imbarcazioni a sedile fisso. Usando un termine che si usa in marina, l’armo livornese scarroccia, che significa deviare lateralmente dalla rotta per azione del vento, e chi è presente all’evento, a bordo lago, conia appunto il termine che diverrà nel tempo un marchio di fabbrica. Fortunatamente vincente, perchè già quel titolo locale è loro, forti e brutali nel remare come sono e inavvicinabili agli avversari di turno, e già all’abbrivio la loro leggenda comincia a scriversi.

Gli Scarronzoni nascono qui, non lontano da casa, allenati da Carlo Mazzoni che forgia un gruppo destinto a far man bassa di successi. Si comincia agli Europei del 1929, a Bydgoszcz in Polonia, dove Mario Balleri, Renato Barbieri, Dino Barsotti, Guglielmo Del Bimbo, Vittorio Cioni, Eugenio Nenci, Enrico Garzelli, Roberto Vestrini e il timoniere Cesare Milani, che ha preso il posto di Ghiozzi, conquistano la medaglia d’oro battendo Jugoslavia e Polonia, per proseguire l’anno dopo, a Liegi, quando l’armo italiano è costretto ad accontentarsi del secondo posto alle spalle della Francia, così come nel 1931, quando Renato Bracci ha preso il posto di Roberto Vestrini ed ancora una volta i transalpini hanno la meglio.

Nel frattempo Mario Ghiozzi, livornese doc, è sceso dall’armo e ha preso il posto di Mazzoni in cabina di comando e darà l’impronta tecnica all’otto che da quel giorno diventerà un modello di compostezza e stile, diventando di fatto l’esempio da seguire per il futuro del canottaggio tricolore.

Ma se il campo di regata ha già premiato l’equipaggio labronico, c’è un altro risultato che sta a cuore a Ghiozzi e ai suoi ragazzi. Già, perchè in piena era fascista, in cui tutto ciò che viene da Livorno è deprecabile perchè ha chiara matrice comunista, gli Scarronzoni se vincono non sono certo popolari, anzi. Ed allora è necessaria la vetrina a cinque cerchi per guadagnarsi la stima e l’applauso di un’Italia che ha virato verso il regime. Los Angeles 1932, dunque, cade a fagiolo.

L’imbarcazione italiana si presenta alla kermesse californiana, dunque, con tre medaglie europee già al collo. Ma laggiù, oltreoceano, c’è da affrontare l’armo americano, ovvero quello dell’Università della California, Berkeley, e i britannici del Leander Club, che nel 1929 e nello stesso anno 1932 si sono imposti alla Henley Royal Regatta. Insomma, la concorrenza è agguerrita e per gli Scarronzoni l’impegno, oltrechè probante, è decisamente arduo.

Al Long Beach Marine Stadium, il 10 agosto, i livornesi gareggiano in prima batteria, battendo proprio i britannici e fermando il cronometro al miglior tempo, 6’28″2. L’onore dei sudditi di Sua Maestà è leso, al punto da dover passare per le forche caudine dei ripescaggi per guadagnare la finale, a cui accedono di diritto gli americani che nella seconda serie hanno la meglio del Canada con il tempo di 6’29″0. Gran Bretagna e nordamericani superano rispettivamente Nuova Zelanda e Brasile (che non si presenta) gli uni, Germania e Giappone gli altri e i quattro equipaggi, il 13 agosto, scendono in acqua per la sfida decisiva.

E qui si fa la storia. Gli Scarronzoni, determinati, forti e con quello spirito battagliero che è proprio dei suoi componenti, di umili origine e che la vita obbliga alla fatica quotidiana per guadagnarsi la pagnotta, passano in testa a metà gara, con gli americani alle costole e canadesi e britannici leggermente staccati che librano tra loro la lotta per la medaglia di bronzo. Il testa a testa tra italiani e universitari californiani è eccitante, gli statunitensi sorpassano, ai 300 metri dal traguardo i livornesi sono di nuovo al comando, infine sulla linea d’arrivo sono gli americani a metter la prua davanti, per l’inezia di 2 decimi, 6’37″6 contro 6’37″8. Gli Scarronzoni sono d’argento e la gloria, almeno quella olimpica, è conquistata.

Passano quattro anni e gli Scarronzoni, reduci dall’ennesimo secondo posto agli Europei di Budapest del 1933 (vinceranno l’oro ad Amsterdam nel 1937 e il bronzo a Milano nel 1938, per un totale di sei metalli continentali), si presentano all’appuntamento con le Olimpiadi di Berlino del 1936 dove si rinnova il duello tra l’otto americano e quello livornese.

Si gareggia nel lago di Grunau, e i quattordici equipaggi iscritti alla gara entrano in lizza nelle tre batterie che promuovono direttamente alla finale gli Stati Uniti, rappresentati dall’equipaggio dell’Università di Washington, grandi favoriti, che segnano in 6’00″8 il miglior tempo, l’Ungheria, campione d’Europa, e la Svizzera. L’armo italiano è secondo alle spalle dei magiari ed è costretto a passare per i recuperi, dove prevale facilmente su Giappone, Jugoslavia e Brasile accedendo così all’atto finale, insieme alla Germania padrona di casa e alla Gran Bretagna. Rispetto a quattro anni prima sono rimasti Guglielmo Del Bimbo, Dino Barsotti, Enrico Garzelli e il timoniere Cesare Milani, mentre sono nuove reclute Oreste Grossi, Enzo Bartolini, Mario Checcacci, Dante Secchi e Ottorino Quaglierini. Ma la competitività dell’Italia è garantita comunque.

La finale si disputa il 14 agosto ed è appassionante. La Germania, che vuol vincere la medaglia d’oro per compiacere i gerarchi nazisti presenti all’evento, Hitler compreso, parte a spron battuto seguita dalla Svizzera. Gli Stati Uniti remano in fondo, in sesta posizione, con l’Italia che segue i due armi al comando della gara, per scavalcarli entrambi e balzare in testa. L’eccitazione è massima in tribuna, il pubblico incita la Germania (che domina le gare di canottaggio vincendo 5 delle 7 regate in programma e cogliendo inoltre un argento e un bronzo) ma sono gli Stati Uniti ad operare una clamorosa rimonta che li porta davanti ai 1.800 metri. L’arrivo è proprio al fotofinish, Stati Uniti, Italia e Germania piombano appaiate sul traguardo e il responso cronometrico premia infine gli americani, che col tempo di 6’25″4 bissano il successo di Los Angeles, con l’Italia come allora ancora una volta seconda, staccata di soli 6 decimi, altri 4 decimi davanti alla Germania che sale sul terzo gradino del podio.

Gli otto uomini d’argento del canottaggio italiano possono tornare a casa, soddisfatti seppur battuti: la loro leggenda è destinata a tramandarsi ai posteri ed oggi, quando si citano gli Scarronzoni, si ricordano quei ragazzi che sconfissero le ideologie di partito e diventarono degli eroi.


Link: https://sport660.wordpress.com/2017/07/ ... -dargento/
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piazza
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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DON NATALE

allora...come promesso a Ateo, voglio scrive di un personaggio che ricordo con grande affetto: Don Natale.
chi ha bazzicato Piazza Magenta soprattutto negli anni 80, sa che non era proprio semplice crescere lì, per il fenomeno eroina che era al massimo in quegli anni, tanto che il centro della piazza era ritrovo abituale dei tossici e c'era poco spazio per i ragazzetti della mia età e anche per quelli un po' più grandi.
però c'era Don Natale, che apriva una sorta di oratorio alla bona, sul retro della chiesa del soccorso e alle 15 ci si metteva tutti lì sotto ar portone aspettando che aprisse per andà a gioà a pallone in un simil gabbione dei poveri, oppure a biliardo o ad altri giochi che oggi se ci metti un bimbetto di dieci anni, ti vomita addosso.
c'erano i chicchi di Don Natale (le cocacoline, i moscioni, le mentine, le liquirizie) i vari sciroppi menta, amarena, orzata, d'estate i ghiaccioli...tutta roba da tre palle e un soldo ma a noi ci garbava così, anche in condizioni igieniche precarie, ci importava una sega, tanto s'era bimbetti.
il bello era che Don Natale però un era uno di vei preti tutto moine e sorrisi...era sempre cor cazzo girato, se facevi le 'azzate ti rincorreva con la granata e se ti beccava ti prendeva per un orecchio e ti volava fòri.
però era l'unico che si spendeva per noi, che s'era veramente tanti...c'è passata tutta una generazione, quella degli anni 70, da lui, quando in diversi un c'avevano un cazzo nulla e alcuni erano anche ragazzi che c'avevano fratelli più grandi che erano in piazza a bu'assi.
vi basti sapè che quando ner '93 fu fatto il gruppo di Piazza Magenta allo stadio, tutti vei ragazzi che contribuirono a fà ir primo striscione che esordì a Rimini, erano passati da Don Natale e probabilmente in tanti, se oggi sono ancora vivi lo devono proprio a lui che l'ha tenuti lontani dai giri strani.
Don Natale è morto nel dicembre del 2000, lo vidi poco tempo prima, era estate, non stava bene ma era vestito come sempre, un c'aveva i vestiti da estate o da inverno...c'aveva le scarpe bu'ate.
solo dopo ho scoperto che era stato in India come missionario.
solo dopo ho scoperto che il su' vero nome era Libero.
ciao Libero, ovunque tu sia.
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spiritual
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

Messaggio da spiritual »

Che bel messaggio, Piazza! Quanta gente opera in modo straordinario per fare il bene degli altri, senza nulla chiedere se non, forse, quello di stare bene dentro di sé e di contribuire, nel suo piccolo, a un mondo migliore. Si può essere di sinistra anche con una tonaca e forse Libero lo era più di tanti di noi.
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ateo
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

Messaggio da ateo »

Il nome LIBERO è una garanzia
C'è ne vorrebbero tante di "PERSONE" così.. ma purtroppo :roll:
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

Messaggio da spiritual »

Ho scritto un messaggio proprio ora nel topic dedicato a Battiato e il significato vale anche per Libero.
Certe persone vivono sempre nella memoria della gente che le RICORDA CON PIACERE E AFFETTO.
Questo vale per chi ha SPESO QUALCOSA DELLA SUA VITA a favore DEGLI ALTRI, del BENE COMUNE, o comunque HA ESPRESSO VALORI POSITIVI.
Qualche volta il nome è famoso e viene ricordato da tanti, altre volte è meno noto, come Libero, e viene ricordato dalla piccola comunità nella quale viveva. Altre volte ancora il ricordo resta nell'ambito familiare o poco allargato allo stesso.
Ma questa differenza non conta niente, è relativa alla carriera, alla vita più o meno sociale delle persone in oggetto. Quello che conta è che quei valori espressi in un ambito grande o piccolo non muoiono mai E RESTANO COME ESEMPIO A COLORO CHE LI HANNO CONOSCIUTI.
Vale per pochi, è vero. Per tanti avviene il contrario: ci si scorda presto e volentieri di ciò che hanno espresso.
Vale per pochi, ma anche questo è un modo per cambiare il mondo e non importa della grandezza dell'ambito.
Io ci credo.
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