da Il Fatto Quotidiano odierno
NESSUNO FIATÒ CONTRO LA ROTTURA
»Gad Lerner
Li ho contati. Da Alfieri a Zingaretti risultano essere 208 i membri della direzione nazionale del Partito democratico (lista aggiornata al 6 agosto).
Pochi giorni prima, precisamente il 26 luglio 2022, codesta direzione si era riunita e – udita la relazione del segretario Enrico Letta – dopo ampio dibattito l’aveva approvata all’unanimità. Non un astenuto, non un voto contrario.
In quella sede, Letta aveva proposto di andare alle elezioni anticipate con una lista Pd “aperta ed espansiva”, riservandosi di stipulare eventuali alleanze
sulla base di un solo requisito: che ne venisse escluso in partenza il M5S, annoverato al pari di Lega e FI quale facente parte del “trio della irresponsabilità”.
Ora io leggo le dichiarazioni di Michele Emiliano , Andrea Orlando, Goffredo Bettini, Giuseppe Provenzano, Gianni Cuperlo, ma perfino di Stefano Bonaccini e Dario Franceschini, sulla necessità di recuperare un rapporto con i Cinquestelle. Alcuni di loro iniziano a criticare apertamente la rottura
frettolosa che ha spianato la strada alla destra. Voglio concedergli che pure Giuseppe Conte, dal canto suo, non chiedeva di meglio che il divorzio dal Pd al fine di esaltare la propria diversità. Entrambi i contraenti – forse perché già rassegnati alla sconfitta – hanno ritenuto gli convenisse badare alla salvaguardia dei loro apparati, e pazienza se a pagarne le conseguenze sarà il Paese.
Però mi chiedo: è mai possibile che nessuno di quelli che adesso brontolano se la sia sentita di esprimere a tempo debito obiezione alcuna di fronte al dissennato ripudio della politica delle alleanze praticata con successo nei tre anni precedenti? Da dentro e da fuori del Pd glielo chiedevamo in tanti.
È davvero così difficile esprimere dissenso in un partito che si vuole democratico, alla vigilia della selezione delle candidature?

Il pretino e il PD un centra nulla...è tutta colpa di Conte
